Dove è finito il nostro “talento“?
Quanti giovani (under 25 – nati dal 1989) cresciuti e formatisi nei vivai nazionali fanno parte delle rose dei nostri “top club”?
E quanti di essi sono considerabili “titolari“?
Mental Football ha svolto una ricerca (novembre 2014) che ha coinvolto i 3 club italiani che occupavano le prime 3 posizioni in classifica: Juventus, Roma, Napoli.
Nella Juventus, che ha una rosa di 28 elementi, i seguenti calciatori soddisfano i nostri criteri di ricerca:
- Giacomo Volpe, PORTIERE, classe 1996, zero presenze nella stagione 2014/2015;
- Luca Marrone, CENTROCAMPISTA, classe 1990, zero presenze;
- Federico Mattiello, CENTROCAMPISTA, classe 1995, 1 presenza.
Nella Roma, in una rosa di 33 elementi:
- Arturo Calabresi, DIFENSORE, classe 1996, zero presenze;
- Michele Somma, DIFENSORE, classe 1995, zero presenze;
- Alessandro Florenzi, CENTROCAMPISTA, classe 1991, 14 presenze tra campionato e Champions League;
- Daniele Verde, CENTROCAMPISTA, classe 1996, zero presenze;
- Mattia Destro, ATTACCANTE, classe 1991, 11 presenze.
Nel Napoli, rosa di 25 elementi:
- Giuseppe Palma, CENTROCAMPISTA, classe 1994, zero presenze;
- Lorenzo Insigne, ATTACCANTE, classe 1991, 14 presenze.
I risultati della nostra ricerca hanno prodotto questi dati, su 17 impegni stagionali (11 campionato, 6 coppe):
- Su 66 calciatori totali (somma delle 3 rose), 10 soddisfano i criteri di ricerca (under 25 – cresciuti in vivaio nazionale).
- Tra i 10 calciatori che soddisfano tali criteri, 6 non hanno mai messo “un piede in campo”.
- La Juventus conta 1 presenza in campo di calciatori che soddisfano i criteri di ricerca.
- La Roma conta 25 presenze di suoi due calciatori: Florenzi e Destro.
- Il Napoli conta 14 presenze di Insigne.
Calcio di strada: parchi, portoni, cortili e giardini
Appare evidente come nel nostro calcio qualche cosa non funzioni. Crediamo sia necessaria una “rivoluzione formativa” che coinvolga le Scuole Calcio e i Settori giovanili, così come è avvenuta in Spagna nei primi anni ’90, in Germania e Belgio nel primo decennio di questo secolo.
In Italia, così come in molti altri paesi “evoluti” è sparito quasi completamente il calcio di strada.
Io sono nato nel 1981, ricordo bene le mie esperienze in Scuola Calcio e quali esercitazioni ci venivano proposte: interminabili giri di campo, balzi su ostacoli per “fare un po’ di forza”, file per “uno-due con il mister e tiro in porta” e partitella finale, se “andava bene”.
Questo per circa 3 ore a settimana. Ma io ne passavo altre 15 tra giardino, cortile, strada e portoni: a giocare il mio calcio di strada.
Li giocavo in superiorità numerica (se ero con quelli “più scarsi”) o in inferiorità (se stavo con i “più bravi”); i miei compagni li distinguevo dalla voce, dalla camminata, dalla faccia o dalla particolare maglietta.
Nella mia squadra non avevamo “pettorine”, ma sapevamo benissimo a chi passare la palla e a chi no.
Un albero, una macchina parcheggiata o un passante li utilizzavo come “blocchi” per superare un avversario: il muro ha sempre “capito” come restituirmi il pallone in modo preciso.
Nella mia squadra di calcio di strada a volte ero il più piccolo (ed era molto divertente), altre volte ero il più grande e prima di passare il pallone ne saltavo almeno 3.
Il calcio di strada era allenamento “cognitivo/percettivo“.
Il calcio di strada è pressoché scomparso: noi, bravi formatori, abbiamo il compito di ricreare situazioni davvero stimolanti.
Scopri il nostro mondo su www.mentalfootball.it!
I nostri amici dicono