Il calciatore pensante – termine quanto mai frequente in questo periodo storico calcistico – è diventato un mito, un miraggio, una meta verso cui tendere, un obiettivo da raggiungere attraverso anni di formazione ripartiti tra Scuola Calcio e Settore Giovanile.
Questo – però – non può rappresentare un’entità astratta (quasi sovrannaturale e mitologica), ma deve essere necessariamente qualcosa di reale di concreto, un atleta 2.0 frutto di allenamenti evoluti e strutturati, adatti veramente e formare un calciatore completo, in grado di saper prendere decisioni – autonome e in sinergia con i compagni – e di risolvere situazioni attraverso mezzi tecnici propri e di livello.
Il modello formativo per sostenere il percorso completo di crescita del giovane calciatore è molto complesso, organizzato in step, caratterizzati da contenuti e da livelli di difficoltà differenti. Naturalmente questo articolo non può abbracciare tutte le categorie che compongono il sentiero che si snoda tra la diverse tappe evolutive.
In questo approfondimento viene trattata una progressione didattica per raggiungere (o per lo meno per tentare di farlo) la classica perfezione di alcuni frammenti di gioco visti nei quarti di finali di Champions, sul versante dei “lancieri”.
La tecnica al servizio della mente, singola o di gruppo.
L’intero contributo è disponibile gratuitamente nella sezione riservata, il cui accesso è anch’esso free.
In questo “open source” si stabilisce il punto di partenza, quello che “si vede” in gara: il modello prestativo verso cui tendere.
Il calciatore pensante: sviluppi di gioco e alto profilo tecnico
In questa sezione mi dedico all’analisi di un frammento di gioco della partita Juventus – Ajax, quei 20 secondi che precedono il goal del pareggio realizzato da Van de Beek. Segnatura che può sembrare occasionale e fortuita soltanto a un occhio poco attento alle dinamiche profonde di costruzione del gioco.
Il calciatore pensante abbina a una gran tecnica una capacità di problem solving importante, accurata e possibilmente condivisa con i propri compagni.
Gli sviluppi di gioco rappresentano gli elementi manifesti e visibili di tali attitudini: sono strumenti che permettono di risolvere situazioni più o meno complesse coinvolgendo due o più giocatori.
La loro esecuzione efficace è subordinata alla padronanza di abilità tecniche (le gestualità tecniche specifiche del gioco del calcio) e di capacità cognitivo-percettive di ricezione e elaborazione di stimoli sensoriali, di selezione e di analisi delle informazione, nonché della produzione di condotte e comportamenti utili a superare le difficoltà.
In pratica sono elementi codificati – propri del gioco del calcio – da applicare a seconda del contesto.
Sviluppi di gioco in possesso di palla
Appurato che tecnica, presa di decisione e un’organizzazione di gioco condivisa sono caratteristiche imprescindibili per la squadra che vuole imporre il proprio gioco, ora cerchiamo di approfondire i contenuti che – a mio parere – sono alla base del gioco appassionante e spettacolare messo in piedi dagli Olandesi.
Una volta elencati e descritti in questo contributo, gli stessi daranno vita a una progressione didattica destinata a diverse squadre della Scuola Calcio (Pulcini ed Esordienti) e/o alle categorie del Settore Giovanile.
Io e i miei collaboratori abbiamo realizzato un percorso formativo strutturato su più livelli, un vero e proprio habitat naturale in cui il calciatore pensante possa esprimersi liberamente.
A questo paragrafo seguirà quello relativo all’analisi di un frammento del match.
Variazione dei ritmi di gioco
Modificare il ritmo e la velocità dei movimenti dei giocatori e della palla nello spazio. Rallentare il gioco per poi portare attacchi agli avversari con delle accelerazioni improvvise.
Dai e vai e/o passaggio a muro
È un tipo di passaggio effettuato ad un compagno posizionato di spalle verso la porta avversaria che restituisce il pallone sulla corsa. Importante insegnare fin dal settore giovanile che se il passaggio viene dato sul piede destro ci sarà l’inserimento a destra, sul sinistro sulla zona sinistra. Questa distinzione è importante perché abitua il giocatore che effettua l’ 1–2 a venire incontro col corpo a protezione della palla.
Quando si incontrano squadre schierate a zona l’1-2 ma maggiormente l’1-2–3, cioè con la possibilità del terzo uomo, risultano delle contromosse molto importanti per metterle in difficoltà.
Passaggio all’indietro esterno
È utilizzato contro un settore chiuso quando si è stati bloccati nell’azione di gioco. Nel momento in cui avviene il passaggio all’indietro per un calciatore per esempio nelle zone laterali (da fondo campo), è un segnale per gli altri compagni che sanno che la palla sarà calciata di prima cambiando gioco. Gli uomini posizionati in area di rigore specialmente gli attaccanti sanno che la palla sarà calciata di prima, perciò dopo movimento e contromovimento si dovranno far trovare pronti a ricevere il pallone (tempo di gioco). Importante non stoppare il pallone quando si riceve il passaggio all’indietro, e, l’allenatore deve abituare i suoi calciatori a crossare di prima intenzione.
Movimenti a incrocio
I movimenti ad incrocio sono maggiormente validi contro difese schierate con marcatura a uomo. Con questo tipo di incroci gli attaccanti creano degli spazi utili per l’inserimento dei centrocampisti dal di dietro. Per avvenire nel tempo giusto il movimento ad incrocio ha bisogno: il giocatore più vicino alla palla detta il passaggio, il secondo giocatore “si muove di conseguenza” perché può vedere l’evolversi del gioco con lo spostamento del compagno e la zona di campo dove andare ad inserirsi con il proprio movimento.
Il giocatore che si “muove di conseguenza” deve aspettare un attimo prima di muoversi, non nello stesso istante di chi detta il passaggio. Questo comporta di leggere meglio la situazione che si sta creando. Importante inserire prima di muoversi dei contromovimenti per ingannare l’avversario che è deputato alla marcatura.
Movimenti in sovrapposizione
Sovrapposizione significa passare dietro le spalle ma anche davanti al giocatore che è in possesso di palla, possono essere effettuate sulle corsie laterali o anche in zona centrale del campo. La sovrapposizione può essere effettuata a due o tre calciatori. Nel primo caso c’è solo un calciatore che si sovrappone al portatore di palla (nel gioco a zona l’esempio dell’esterno basso di difesa che passa alle spalle dell’esterno alto di centrocampo); nel secondo caso c’è di solito il sostegno di un altro calciatore al portatore di palla, e questo atteggiamento a tre è anche molte volte più sicuro nei casi di intercettamento del pallone da parte dell’avversario perché da modo a chi ha dato il sostegno di poter coprire la zona scoperta di chi ha cercato l’inserimento,(uno dei due centrocampisti centrali va a sostegno di chi porta palla).
Superiorità numerica e mantenimento del possesso di palla
La superiorità numerica nel gioco moderno è fondamentale e rispecchia l’aspetto tattico di una squadra indipendentemente che la sua sistemazione sia a uomo, a zona o misto. Il primo atteggiamento di tecnica applicata individuale in fase di possesso palla che ci fa subito pensare all’acquisizione della superiorità numerica è il dribbling. Il dribbling va incentivato fin da bambini e non oppresso come avviene spesso. Il suo utilizzo è legato alla fantasia motoria e un bambino che ne è in possesso dimostra già di avere una caratteristica importante che poi riportata nel calcio moderno risulta fondamentale per saltare l’uomo e creare degli squilibri tattici agli avversari.
La superiorità numerica può avvenire sia come numero (esempio di una squadra che perde un uomo) che a parità di uomini con lo smarcamento veloce anche da una zona all’altra del campo.
Smarcamento: generale, a sostegno o in diagonale
È importante pervenire da angolazioni diverse con più profondità contrarie su 360° verso il portatore di palla, dando più soluzioni di gioco. Chi è in possesso di palla ha più soluzioni semplici sugli spazi brevi e può anche optare per la giocata difficile che risulta il passaggio lungo utile per cambiare gioco ottenendo veloci verticalizzazioni o per acquisire profondità di gioco contrarie. E’ importante distinguere in questo contesto l’azione di appoggio dal sostegno. La prima si riferisce al fatto che questo avviene davanti alla linea del pallone, mentre il sostegno avviene dietro alla linea del pallone.
La corsa in diagonale è uno smarcamento che permette di avere sempre il corpo a protezione della palla, e permette di vedere contemporaneamente la porta e il compagno che è in possesso del pallone. Con questo movimento è difficile per l’avversario tentare l’anticipo a differenza del marcamento in orizzontale, e l’attaccante che riceve il pallone in corsa ha il tempo e lo spazio per calciare in porta.
Juventus – Ajax: da dove ha origine il goal di Van de Beek
Ci siamo.
Passiamo finalmente al calcio giocato e partendo dal modello prestativo (la partita), abbiamo cercato di realizzare un modello formativo in grado di portarci a quanto visto in video.
Nel video seguente – un interessate contributo indipendente realizzato da dietro la porta bianconera – si possono apprezzare nell’ordine:
- un primo taglio esterno per far muovere i difensori – 00:01 in video;
- un movimento di smarcamento a sostegno del portatore di palla – 00:02 in video;
- un passaggio a muro del giocatore cha ha effettuato il primo taglio – 00:03 in video;
- uno scambio di posizione tra i due giocatori dei due punti precedenti – 00:04 in video;
- un nuovo taglio del giocatore che prima dava il sostegno – 00:05 in video;
- una giocata su un ipotetico “terzo uomo” sulla trequarti – 00:07 in video;
- ancora un taglio dietro le spalle di De Sciglio per liberare l’inserimento dell’esterno sul “secondo tempo di gioco” – 00:10 in video.
Quest’ultimo punto genera un cross dal fondo con angolo negativo che – deviato da un difendente – genera la seconda palla da cui nasce il tiro che “colpisce” Van de Beek.
Naturalmente le esercitazioni tecniche sono fondamentali per potere realizzare e attuare quanto visto.
Soprattutto nel delicato periodo evolutivo della formazione, momento delicato in cui i nostri giovani atleti sono quanto mai ricettivi nell’apprendere nuove nozioni.
Da un punto di vista “cognitivo” è necessario ricreare un setting (un contesto di gioco) certamente didattico, ma che cerchi di mantenere quanto più possibili inalterate le relazioni tra le variabili presenti in gara: gli spazi di gioco, le condizioni di disparità numerica, i compagni, gli avversari.
Troverai l’articolo completo – con le proposte di allenamento – semplicemente cliccando sul link qui sotto. Ogni articolo, ogni contributo, analisi e approfondimento sono disponibili gratuitamente.
Buona lettura e buon allenamento.
I nostri amici dicono