Siamo a Settembre e in questo periodo il gruppo-squadra è chiamato ad affrontare un importante momento di crescita e di sviluppo.
E’ un momento estremamente difficile, delicato e complesso: alcuni compagni di squadra sono andati via e si sono aggiunti nuovi elementi con cui si divideranno vittorie e sconfitte, momenti di grande entusiasmo si alterneranno a faticosi allenamenti ed emozionanti partite.
Come creare un gruppo unito, coeso, che permetta di fare la differenza nei momenti difficili?
Cosa sono i “giochi cooperativi”?
Come gestire un membro “difficile”?
Aggressività e coesione del gruppo
Secondo Menesini (2000), il comportamento aggressivo può essere inteso come un comportamento rivolto a far male a un altro; tale condotte possono suddividersi in aggressività proattiva, che comprende aggressività strumentale e aggressività ostile, e in aggressività reattiva.
In particolare, l’aggressività strumentale si manifesta solitamente tra i tre e i dieci anni, mentre l’aggressività ostile (bullismo) si osserva nel pieno periodo adolescenziale (fino ai sedici anni circa).
Per aggressività strumentale si intende ogni azione aggressiva nella forma e che può danneggiare l’altra persona, ma il target di tale violenza non è l’azione in violenta in sé; in questo caso la condotta violenta è strumento per ottenere un qualcosa d’altro.
L’aggressività ostile è condotta violenta che trova soddisfazione nella sua stessa natura: il piacere e la gratificazione sono intrinsechi all’azione stessa [Obiettivo Psicologia].
L’aggressività non ha una andamento costante, ma si modifica nel tempo e soprattutto ha differenti modi per manifestarsi: crescendo, i bambini sono portati a modificare le caratteristiche delle loro azioni aggressive, passando da una violenza di tipo fisico (un’azione diretta) a una forma di aggressività caratterizzata da derisioni, beffe e umiliazioni rivolte verso il compagno oggetto di tale azioni.
Anche le cause situate alla base delle condotte aggressive variano con l’età: gli atti aggressivi dei bambini più piccoli sono rivolti al semplice possesso, mentre nella tarda infanzia, il possesso lascia spazio a motivazioni quali, a esempio, le influenze che esercitano gli altri membri di un gruppo.
Creare un gruppo unito vuol dire comprendere le azioni aggressive (fisiche e verbali) contestualizzandole nella situazione in cui si verificano: ogni azione ha un significato sociale ben preciso in relazione al gruppo e al momento in cui si verifica.
Un’azione violenta può avere differenti significati che il buon formatore/allenatore ha il compito di indagare, in quanto primo garante della sopravvivenza della squadra.
Il bambino difficile
Non tutte le azioni e i comportamenti violenti trovano soddisfazione nel loro stesso compimento; ci sono condotte violente realizzate esclusivamente per il “piacere di farlo” e altre che invece sono manifestazioni di rabbia, aggressività e frustrazioni che poco o nulla hanno a che vedere con il contesto in cui prende vita il comportamento aggressivo e violento.
Non ci sono regole “del buon formatore” sempre valide: la più grande alleata dell’allenatore deve essere l’empatia, la capacità di entrare in contatto con l’altro, l’abilità di comprendere gli stati d’animo altrui.
A volte un bambino è violento, in quanto abituato a stare in “contesti aggressivi”; tale aggressività non deve essere per forza pensata come “maltrattamento e/o abuso fisico”. La violenza può essere di tipo verbale, ma i bambini piccoli tendono a tradurla in azioni meccaniche.
Con l’adolescenza, la prevaricazione assume i contorni della altrui derisione e umiliazione.
Creare un gruppo unito significa prestare grande attenzione ai comportamenti manifesti.
Il bambino esprime a volta le sue emozioni attraverso i suoi comportamenti, in quanto questo è l’unico modo che conosce per manifestare emozioni e stati interni.
Un calcio al pallone che colpisce un compagno può essere la manifestazione di una sofferenza e non necessariamente un atto lesivo intenzionale.
In alcune situazioni insicurezza e timore si mascherano da violenza e aggressività per farlo sentire “in sicurezza”; un bambino che non ha fiducia in sé stesso può “attaccare” per evitare di essere attaccato a sua volta; il formatore attento contribuisce alla sua tranquillità accettando e contenendo le sue paure.
Bambini difficili sono generalmente bambini pieni di risorse e capacità: sono pieni di energia e di risorse, sono caparbi e ostinati. Sono generalmente bambini intelligenti, ben organizzati, che raggiungeranno gli obiettivi prefissati se ben sostenuti e guidati.
Alcuni semplici consigli per gestire al meglio situazioni “difficili”:
- stabilire regole precise e ben definite: regole e limiti aiutano il bambino a “contenersi”, a stabilire uno spazio entro cui muoversi senza necessariamente alzare i toni della voce; calma, fermezza e decisione aiuteranno il formatore nei momenti più difficili.
- evitare di utilizzare una comunicazione “monotòna”: per avere l’attenzione completa dei partecipanti, il segreto è variare il tono della voce.
- valorizzare sempre le azioni positive: l’attenzione e le correzioni del formatore devono essere sempre presenti; sottolineare ciò che di buono è stato fatto è decisamente più motivante che la semplice e unica condanna dell’errore.
- molto spesso, un bambino difficile suscita sempre le stesse reazioni di chi gli sta intorno; questo crea uno schema a lui familiare in cui, per certi versi, si riconosce e gli fornisce sicurezza; provare a dargli responsabilità, utilizzarlo come “aiutante” in modo da farlo sentire importante.
Come creare un gruppo unito: i giochi cooperativi
In età evolutiva si assiste a un cambiamento della natura della condotta aggressiva: l’azione diventa sempre più intenzionale e rivolta a danneggiare l’altro.
I giochi cooperativi, molto utili nel creare un gruppo unito, si basano sullo stile del “tutti per uno, uno per tutti” collaborando a una migliore gestione dei comportamenti socio-affettivi [Istruzione Padova].
I giochi cooperativi sono fondamentali per creare una squadra in cui tutti i partecipanti sono portati a collaborare tra loro per assolvere ai compiti ludici, migliorando la qualità dei risultati con il livello di cooperazione che si basa sull’aiuto reciproco.
Nei giochi cooperativi gli obiettivi possono essere raggiunti solo se i componenti del gruppo uniscono le loro abilità: gli sforzi condivisi, l’iniziativa e l’impegno attivo di tutti danno un risultato che supera la soddisfazione individuale per scoprire la responsabilità per qualcosa di comune attraverso una esperienza di successo.
Il grande valore pratico del lavoro di gruppo si manifesta quando nei giochi si presentano conflitti conseguenti al dover prendere decisioni difficili, quando si è sotto pressione, quando vi sono diverse strategie di soluzione o scarso impegno di alcuni, occasioni preziose di apprendimento in cui aiutando gli altri e lasciando che essi ci aiutino si manifesta l’impegno verso di loro, ma anche la disponibilità a riconoscere i propri limiti permettendo loro di esserci di aiuto.
I giochi cooperativi si dividono in:
- giochi per fare conoscenza.
- giochi di riscaldamento.
- giochi di percezione.
- giochi per acquisire fiducia.
- giochi co-cooperativi.
- giochi con squadre più grandi.
- giochi di avventura di squadra.
Puoi visionare la lista completa dei giochi cooperativi cliccando QUI.
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