Il giocatore passa gran parte del tempo di gara senza essere in contatto con il pallone; va da sé che sia di grandissima importanza allenare in modo cognitivo e funzionale tutte quelle situazioni in cui il giovane calciatore sia messo di fronte a una scelta, anche quando non in possesso della palla.
Il marcamento rappresenta una di queste situazioni; può essere inserita, senza paura di errore, tra le più elevate in quanto carico cognitivo/percettivo.
Il marcamento, come ben spiegato nel video seguente, richiede un costante ed elevato livello di attenzione, una corretta e continua rappresentazione spazio-temporale, un’interrotta analisi dell’avversario per valutare i suoi punti di forza/punti deboli e prevedere le sue intenzioni.
Per marcamento si intende, dunque, ” l’insieme delle azioni di diretto controllo dell’avversario che sono volte a limitare il rischio che questi possa portare alla nostra porta”.
Il marcamento ha elevato dispendio cognitivo, in quanto è fondamentale valutare:
- la propria posizione rispetto all’avversario, alla porta e alla palla;
- le abilità dell’avversario;
- il tempo di gioco;
- la lettura delle traiettorie, aeree e non, della palla;
- esperienze favorevoli pregresse in relazione alle proprie ed altrui caratteristiche.
Attenzione e percezione sono inoltre fortemente sollecitate dall’elevata varietà degli stimoli: l’avversario va controllato, così come deve essere la traiettoria del pallone, mantenendo continuamente una corretta triangolazione della posizione in base a: marcato, pallone e propria porta.
Al calciatore viene quindi chiesto un grande sforzo, per cui spesso è stato poco/mai preparato in precedenza.
E’ molto frequente notare in partite di Scuole Calcio e di Settore Giovanile un gol eseguito grazie a una deviazione aerea, di testa o di piede, di un attaccante all’interno dell’area di rigore, completamente ignorato da difensori, seppur presenti e in superiorità numerica.
La palla è un attrezzo fantastico, ma pericoloso e “fatale”: è molto frequente innamorarsene a tal punto da non essere in grado di notare nessun altro.
Quanto spesso è capitato ai giovani e, credetemi, anche agli adulti (e anche adulti professionisti!) di “dimenticarsi” completamente di un avversario proveniente alle proprie spalle?
Alcuni allenatori sostengono sia fondamentale “guardare la palla” e “sentire l’avversario“; altri si occupano esclusivamente di interpretare, sperando prima degli avversari, la lettura della traiettoria della palla; altri ancora incentivano il quasi totale disinteressamento del pallone, in modo tale da concentrarsi sul “marcato”.
A nostro parere, la contaminazione tra gli sport spesso è la chiave: fate attenzione al comportamento dei giocatori che “difendono” nel video sottostante.
Guardando le rimesse laterali della pallacanestro, si è “accesa la luce”.
Soprattutto perché, fin dai primi passi nelle scuole calcio, è molto indicato l’utilizzo della mani per lavorare su obiettivi cognitivi/percettivi.
Il marcamento su rimesse laterali nella pallacanestro può offrire importanti spunti di riflessione e di lavoro; forse possiamo “prendere in prestito” alcune esercitazioni/giochi, che reputiamo fare al caso nostro.
https://www.youtube.com/watch?v=wr-0NegFYkc
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